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I rischi di una formazione Revit inadeguata


Parlando di formazione Revit, la principale differenza tra l’uso di un software BIM e uno AutoCAD è la centralità del dato e la disponibilità delle informazioni. Solo nel primo caso infatti è possibile organizzare un database evitando di inserire informazioni in modo disorganizzato, equivoco e di difficile reperimento. Purtroppo, questo concetto non è noto a tutti, e pochi hanno avuto la possibilità di sperimentarlo su progetti complessi. Non è nostra intenzione scrivere articoli dal taglio critico, ma riteniamo opportuno segnalare le possibili ripercussioni di prassi non corrette.

Revit non è un programma per autodidatti

Stiamo assistendo a un aumento del numero di tecnici che approcciano Revit da autodidatta (o peggio tramite corsi tenuti da autodidatti) senza avere una formazione più generale sui principi del BIM e sui sistemi di classificazione in generale.

L’inconsapevolezza di un approccio destrutturato alla formazione Revit può ingenerare la falsa percezione di un uso corretto di questo strumento. E questo vale ancor più per i professionisti che non hanno la possibilità di confrontarsi sul campo con esperti del settore. I rischi legati alla diffusione di questa prassi investono purtroppo anche le aziende che progettano in modo tradizionale, e che oggi sono in cerca di “esperti BIM” da inserire in organico.

Queste aziende, infatti, non conoscendo le dinamiche sottese al metodo BIM, e non avendo gli strumenti per verificare il livello di competenza della nuova risorsa, si espongono a una serie di ripercussioni anche legali. Un esempio? L’errata attribuzione di una categoria o di un codice a un oggetto, per incapacità di interpretazione di un capitolato informativo, può inficiare la disponibilità delle informazioni. Questo pregiudicherà l’applicazione di sistemi automatici di Model & Code Checking da parte del committente, e le future operazioni di manutenzione gestite tramite sistemi informativi collegati al modello BIM. Il che si traduce in potenziali dispute anche legali.

Revit non è il BIM

Un altro rischio in cui le aziende possono incorrere è quello di affidarsi a utenti software per implementare il metodo BIM per la propria azienda, a prescindere che l’utente abbia o meno affrontato una corretta formazione Revit. Ciò potrebbe nascere dalla falsa credenza che che un esperto di software lo sia anche di processi.

Infatti, anche se per la norma UNI 11337-7 un BIM Specialist o un Coordinator dovrebbe avere competenze disciplinari e conoscenze del Construction Project Management, non è detto poi che questo sia riscontrabile sul campo. Anche se entrambi fossero in grado di applicare il BIM su commessa, questo non rileva ai fini dell’adozione del BIM a livello aziendale. Per farlo occorre infatti un set di competenze e di esperienze specifiche maturate sul campo secondo le logiche proprie dei Sistemi di Gestione. L’analisi andrebbe comunque fatta considerando i processi di commessa, i workflow tra vari software e i processi di gestione aziendale.

Affidarsi a un tecnico per implementare il BIM, pur se in possesso di una formazione Revit adeguata, espone l’azienda a una serie di rischi difficili da prevedere. Il risultato potrebbe essere addirittura controproducente, risolvendosi in una perdita del proprio know how aziendale, e compromettendo il livello stesso di qualità dei servizi offerti.

Revit Vs AutoCAD: quali rischi?

Continuando il parallelismo con AutoCAD, nei primi anni del 2000, quando ancora il BIM non era conosciuto, accadeva spesso che per revisionare una tavola antincendio si esplodeva un dwg, impostato con linee, polilinee, field, tabelle, blocchi annotativi e tutto ciò che era organizzato sui layer corretti con filtri ed ucs salvati.

Considerato che lo scopo principale di un disegno CAD, almeno in ambito architettonico, è quello di finire stampato, per fortuna il rischio maggiore era di avere dei pennini sbagliati su un disegno fuori scala. In ambito BIM purtroppo, i danni provocati dall’uso inconsapevole di un modello sbagliato sono molto più elevati. Sappiamo infatti che un modello informativo può essere aggiornato da più soggetti e implementato per tanti usi.

Immaginiamo semplicemente i danni provocati su un computo metrico da un modello in cui è stata applicata una categoria scorretta ad una serie di oggetti. Oppure un SAL bloccato in cantiere perchè contiene informazioni non coerenti. Considerato che nella progettazione BIM tutte le operazioni sono tracciate in modo univoco, risalire all’autore di un modello sbagliato è una cosa semplice e immediata, così come le ripercussioni legali conseguenti.

Oggi tutti sono a caccia di soluzioni immediate e gratuite…

Ultimamente aumentano i post sui social di professionisti che si atteggiano a “Guru” illustrando un uso distorto di alcuni comandi. Non sono pochi i tutorial su come fare una scala con il comando tetto o suggerimenti sull’abuso incondizionato di masse locali. Anche la scoperta del comando “area” ottiene decine di like da utenti entusiasti. Forse non tutti sanno che il comando è semplicemente indicato alla pagina x del manuale di Revit! Questa prassi, pur se comprensibile considerato il momento di cambiamento del settore della progettazione, non contribuisce di certo alla diffusione di un modello formativo omogeneo. Volete un piccolo trick? Prima di aprire un post su un gruppo social o un forum per chiedere “come faccio a modellare questa scala?” provate a consultare la guida on-line di Autodesk, magari sarà l’occasione per imparare anche tante altre cose! Certamente ci vorrà del tempo, ma è proprio questo il punto: per imparare a lavorare in BIM ci vogliono anni di studio e di test, non settimane.

Un consiglio ai neofiti…

È ormai nota la potenzialità dell’uso degli algoritmi nella progettazione, soprattutto per l’automazione di alcune operazioni semplici e ripetitive. Se da un lato risulta un ottimo strumento per ottimizzare i tempi di lavorazione, dall’altro avrà l’effetto di ridurre la necessità di forza lavoro. Da qui l’opportunità di pensare a percorsi di specializzazione su nicchie di mercato, invece che scegliere corsi di 40 ore sul software di Model Authoring.

Siamo convinti di impiegare il nostro tempo e denaro per competere con chi usa il software da molti più anni? Quindi cosa fare in un settore che diventa sempre più complesso e competitivo?

  • Convertire le proprie competenze in discipline affini alle proprie hard e soft skill
  • Concentrarsi più sull’estrazione, rielaborazione e analisi dei dati, piuttosto che sulla loro produzione
  • Formarsi su un ruolo specialistico e su nicchie di mercato

Nella rivoluzione digitale che sta investendo la filiera delle costruzioni, il BIM è  soltanto una fase, un passaggio obbligato verso la quarta rivoluzione industriale. Ciò che conta, oltre al cambio di tools informatici, è soprattutto il cambio di mentalità, cosa a cui pochi, pare stiano ultimamente prestando attenzione.

Arch. Gaia Romeo

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